«Questa è la storia dei cinque anni che ho trascorso da ragazzo, con la mia famiglia, nell’isola greca di Corfù. In origine doveva essere un resoconto blandamente nostalgico della storia naturale dell’isola, ma ho commesso il grave errore di infilare la mia famiglia nel primo capitolo del libro. Non appena si sono trovati sulla pagina non ne hanno più voluto sapere di levarsi di torno, e hanno persino invitato i vari amici a dividere i capitoli con loro»
Scrive cosi Gerald Durell nell’introduzione al suo libro: “la mia famiglia e altri animali”. Grazie a lui ho visitato l’Isola di Corfù in dei pomeriggi d’estate, sdraiata sul letto fresco della mia camera, alla penombra delle persiane, per evitare che il caldo delle due entrasse a far visita.
Finito di leggere queste pagine, conoscevo l’isola a memoria, i suoi luoghi, i suoi profumi e mi faceva male la pancia da quanto avevo riso. C’ero stata anche io e adesso volevo vederla con i miei occhi.
Qualche estate dopo, durante un viaggio in Grecia una deviazione mi ha portato lì. Adesso c’ero. Sul traghetto avevo l’adrenalina a mille.
Ma dov’ero finita? In torno a me solo motorini, discoteche, musica, appartamenti in affitto, supermercati pieni di sconti sui materassini, occhiali da sole e bikini. Strade asfaltate che aprivano in due le macchie di vegetazione, cemento, bar, ristoranti, uffici. Marciapiedi, Kebab, ombrelloni, lettini, gelati…
Tutto era cambiato. Corfù non era più lei. Sono finita nel posto giusto?Con un gran senso di nostalgia e vuoto tornai a casa. Non mi aveva lasciato niente. Non avevo trovato niente.
Se volete visitare Corfù, leggete questo libro, ci troverete quello che lo sguardo oggi non può più raggiungere.